La Storia del Bulldog Francese

Le origini

La fama di questi nuovi soggetti, poco durò tra gli inglesi del tempo. Troppo affezionati al loro cane nazionale, finirono per vedere nel nuovo esemplare solo uno scarto della grande razza britannica. Come velocemente il Toy-Bulldog (com’era stato soprannominato) aveva conosciuto un’inaspettata notorietà, così, altrettanto velocemente, fu bistrattato fin alla radiazione dalla lista delle razze riconosciute.


Abbandonati i fasti di esposizioni e i riconoscimenti nazionali, i nuovi soggetti, ritenuti solo esperimenti mal riusciti, furono venduti per pochi soldi come semplici cani da casa.


Fu proprio da questo declino e dalla fortuita casualità degli eventi che il nostro beniamino andò incontro alla sua meritata affermazione. I mercanti di pizzo di Nottingham, fuggiti dal proprio paese per la crisi economica, sbarcarono nel nord della Francia con appresso questi bulldog particolari di cui gli inglesi volevano sbarazzarsi ora che erano finiti i combattimenti (continuati anche clandestinamente). Fu così che la patria adottiva gli offrì il meritato riscatto facendolo diventare il compagno gradito dei salotti parigini.

 

Alla fine dell’Ottocento ci fu una curiosa disputa fra Francia e Inghilterra per riconoscerne la paternità. Alla fine, gli inglesi rifiutarono di iscrivere questo incrocio, battezzato “French Toy Bulldog”, nel club dei bulldog inglese, perché (secondo la loro opinione) i francesi non avevano mantenuto la purezza della razza. In particolare, i loro incroci avevano modificato il portamento delle orecchie. Il primo Toy Bulldog Club fu aperto nel 1898. Nonostante ci siano difficoltà a ricostruire la storia di questa razza, si può dire che gli inglesi “fornirono” la fonte genetica, ma furono i francesi a crearlo e stabilizzarlo così come lo conosciamo oggi.

 

La diffuzione non fu quasi immediate

 

I primi “padroni” francesi furono gli allevatori modesti che di mestiere facevano i macellai, i mercanti di vino e altre professioni popolari. Siccome la cinofilia ufficiale non riconosceva ancora questo piccolo bulldog, fondarono fra di loro un club senza pretese nel 1880. I pochi esemplari comunque cominciarono a essere diffusi fra personaggi eccentrici nella vita mondana della Francia, come gli artisti e i proprietari dei bordelli parigini. La piccola stazza e l’aspetto curioso non tardarono ad attirare l’attenzione di alcuni quotidiani locali come novità del mondo canino.

Alla fine dell'Ottocento

 

Fu un giornalista americano, Gordon Bennett, a fondare in Francia il primo club ufficiale, intitolato “Riunione degli Amatori di Bouledogue Francesi”. Lo standard ufficiale del bulldog francese sarà unicamente quello con le orecchie dritte. Il club sopra citato aprì solo nel 1898, ma già due anni prima un ricco mecenate americano in visita in Francia, certo Mr. Phelps, si era innamorato di questi piccoli bulldog e li aveva importati per iniziare un allevamento, il primo negli States. La moda lanciata ebbe un successo immediato e agli inizi del Novecento cominciano a fiorire i primi club europei dedicati ai bouledogue francesi. Il resto, come si suol dire, è storia.

E in Italia?

 

La diffusione del piccolo bulldog esplode come si è detto agli inizi del Novecento e il nostro paese non è stato da meno: Il primo esemplare viene importato nel 1911 dal Marchese De Mari e rimarrà, fino alla fine degli anni Trenta, un cane di razza pregiata a esclusività per l’aristocrazia italiana. Il primo club italiano fu aperto a ridosso della Seconda Guerra Mondiale ma ebbe vita breve: terminò l’attività durante il periodo bellico e non fu più ricostituito.

Dopo la guerra, furono pochi gli esemplari importati. I bouledogue francesi iscritti ai Libri Genealogici Italiani dagli anni Cinquanta agli Sessanta non superavano neanche la cinquantina totale. La razza, diventata ormai rarissima, tornò a fiorire dagli anni ottanta con la nascita di nuovi allevamenti e la presenza di alcuni esemplari in diverse gare canine.


L’interesse dei cinofili italiani tornò a crescere ma solo dalla seconda metà degli anni novanta le iscrizioni sono considerevolmente aumentate. Come per i grandi personaggi della storia umana, leggenda e verità si fondono per creare il mito; in questo caso, il mito di una razza, di un cagnolino che dal niente diventa un prototipo di bellezza e fedeltà che arriva, immutata, fino ai nostri giorni.


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